Interpretazione di un sogno - Capitolo 3

18:27:00 / Pubblicato da Stanley Warren Smith /

Sentiva ancora le zampette dell'insetto sotto le sue converse quando schiacciò di nuovo qualcosa: il pulsante dell'ascensore che avrebbe dovuto, di lì a poco, portarlo in un posto angusto e sudicio chiamato "ufficio".
Odiava l'ascensore, specialmente quando era pieno.
E quel giorno lo era.
Una signora con un passeggino vuoto, vuoto perchè il pupo frignava e non aveva voglia di stare seduto nè tantomeno di dormire, figuriamoci... un vecchio signore con un bastone e con un cappotto elegante, un uomo in giacca e cravatta antipatico a prima vista, una signora anziana che fissava il vuoto, una ragazza carina con un maglione a righe nere e marroni e, cosa che attirò la sua attenzione, un cameriere con le lentiggini e con 3 caffè sul vassoio ricoperti da piccoli pezzi di carta stagnola che rilucevano sotto i neon pallidi, facendo brillare le gocce di pioggia che vi erano cadute quando aveva attraversato la strada.
Aveva sonno, e stava pensando a come fosse strano il fatto che quando si è svegli si è tremendamente superficiali nonostante si abbia il presunto controllo totale delle proprie forze; magari se avesse dormito di più la notte, o meglio, se non avesse avuto l'insonnia, o meglio, se non avesse avuto i problemi che gli causavano l'insonnia, probabilmente non avrebbe notato le goccioline sulla stagnola, e non starebbe neanche perdendo tempo a guardare il vuoto!
...
"E' per caso diventato sordo? Le ho appena detto di non star lì a perdere tempo a guardare il vuoto! Esca immediatamente da quell'ascensore e timbri il suo cartellino, non la pago per dormire!"
Era il signor Martins, il suo datore di lavoro, era brutto, era burbero, era terribilmente antipatico quella mattina, ma non lo era di solito, o meglio, era antipatico a tutti ma lui ci trovava qualcosa di simpatico sotto tutti quei peli bianchi.
Era soprattutto l'ora di muoversi, così si incamminò verso la sua scomoda poltrona di similpelle e si mise al pc.
Doveva scrivere un articolo sul degrado che le stazioni di treno e metropolitana stavano raggiungendo negli ultimi mesi; specialmente dopo l'omicidio di quel signore, in effetti, anche lui avrebbe avuto un po di fifa ad aspettare da solo un treno nel bel mezzo del niente, laggiù vicino al campo di calcio, magari di sera... Effettivamente non lo avrebbe mai fatto neanche prima dell'omicidio.
In ogni caso restava da scrivere l'articolo, neanche quello l'avrebbe mai fatto, ma doveva.
Gli scappò il mouse sul file di testo che aveva cominciato a scrivere la notte prima; gli era sempre sembrato strano rileggersi, non era una sensazione gradevole, e poi Eddie gli stava portando un cappuccino e l'idea che potesse leggere quello che aveva scritto anche solo per gioco gli dava terribilmente fastidio. Tuttavia, non chiuse la pagina Word, e decise di leggerla ancora un pò: ci stava lavorando da un pò, a quel suo libro, magari lo avrebbe tirato fuori dalla miseria in cui viveva, magari no, ma perchè non tentare. Era un libro che parlava di un ragazzo più o meno come lui, solo più affascinante, che si trovava (ancora non si sa come... non è detto che tutti i libri debbano cominciare dall'inizio) in un posto oscuro e magico, con demoni e mostri; insomma qualcosa di commerciale che vendesse... aveva bisogno di soldi.
Eddie gli portò il cappuccino e lui chiuse di scatto la finestra, salvando i cambiamenti che aveva apportato al testo.
"Stavi guardando un video porno?"

Concluse l'articolo entro la giornata, era un brutto articolo, ma dopotutto lavorava per un brutto giornale con un brutto caporedattore, che però non era proprio brutto... era pittoresco. E poi il suo articolo era meglio di quanto si leggeva su gran parte dei giornali e questo bastava, almeno per ora.
Entrò nell'ascensore con Eddie, che intanto gli aveva offerto un passaggio. Non gli piaceva proprio quell'ambiente lì: erano solo in due adesso, e c'era odore di caffè, di sudore, di profumo scadente, di shampoo. Gli faceva proprio schifo l'ascensore.