Breve descrizione, commento ed epifania di un incubo

20:42:00 / Pubblicato da Stanley Warren Smith / commenti (1)

He he bello il video di Mastandrea che fa il commento su Guerre Stellari?


Come promesso, ecco a voi il primo PDF del racconto che ho scritto. Ovviamente lo potete scaricare gratis, ma non potete fregarvi il racconto e dire che è vostro perchè posso farvi causa =D l'opera è registrata sotto licenza Creative Commons.
In sostanza potete fare un pò che cazzo volete con il racconto, basta che poi dite che l'originale l'ho scritto io... mi pare accettabile come cosa, no?
Il racconto è stato provvisoriamente intitolato "Breve descrizione, commento ed epifania di un incubo": è un pò Wermulleriano, ma suona abbastanza bene, e non avevo altro in mente. =) Lo potete trovare su www.scribd.com così magari lasciate pure un commento se vi va.
Se invece siete pigri e non vi piace girare per il Web:

http://www.scribd.com/word/download/1035597?extension=pdf


Ciao ciao.

P.S.: Critiche, commenti, suggerimenti e consigli saranno in ogni caso bene accetti.

Ironicamente... TITOLO

12:12:00 / Pubblicato da Stanley Warren Smith / commenti (1)

Ritento, con scarse speranze, di dare una certa interattività al mio blog, rivolgendomi ai pochi che hanno letto almeno qualche riga del mini racconto da poco concluso.
In verità ho deciso di finirlo perchè mi stava opprimendo, e perchè avevo voglia di fare qualcos'altro, magari un pò meno pesante =).
In ogni caso parlavamo dell'interattività: ecco, ora ci arrivo...
A breve sarà pubblicato l'intero racconto (spero in formato .pdf, così evitiamo i problemi di versione di Word), non lo pubblico subito perchè... hem ...non ho ancora trovato un titolo =D.
Ed è qui che entrate in gioco voi e l'interattività di cui sopra: consigliatemi un titolo!!!
Sbizzarritevi, vaglierò attentamente qualsiasi proposta, ciao.

Interpretazione di un sogno - Capitolo 8 - Epilogo

01:08:00 / Pubblicato da Stanley Warren Smith / commenti (0)


Dormì. Si risvegliò, e per qualche giorno -non saprei ben dirvi quanti- gli sembrò di vivere in un eterno deja-vu costituito dagli stessi avvenimenti, ragionamenti e momenti di felicità e depressione... docce, telefonate, chiacchierate (più uniche che rare), film e telefilm in TV, tutto maledettamente identico al giorno prima, e anche a quello prima ancora!

La spirale si fermò un giorno che cominciò esattamente come tutti gli altri: si alzò, si fece un caffè piuttosto lungo che bevve a malincuore e cominciò le sue solite pratiche igieniche mattutine.
La finestra sembrava scheggiata, dall'angolo del lavandino nel quale solitamente si metteva per farsi la barba; si fermò, col rasoio ancora in mano e la schiuma da barba sulla faccia, a guardare la finestra. Sì, da lì sembrava proprio un graffio bello profondo, però se si spostava un pò più a sinistra il graffio non c'era: magari era solo un riflesso del sole... è strano come la luce, che ci consente di vedere, a volte ci inganni in modo così meschino.

Eccolo di nuovo!

Il graffio c'era - il graffio non c'era. Squillò il telefono. Andò a rispondere, continuando a guardare la finestra mentre usciva dal bagno. Era Eddie: "Buongiorno, volevo dirti che oggi la metro è chiusa per lavori, e probabilmente i pullman saranno straripanti dato che fuori diluvia... bello il gioco di parole, eh?!". Guardò fuori, cercando di non pensare alla battuta: effettivamente pioveva molto.
"Ho visto."
"Ok, se mi paghi la benzina passo a prenderti, che ne dici?"
"Va bene, ciao."
Riagganciò. Non era sicuro di essersi reso conto di quello che stava facendo, ma era normale: la mattina non era mai al 100% delle sue facoltà intellettive e motorie. Tornò in bagno a finire di lavarsi: acqua, sapone, rasoio, acqua, rasoio, acqua, rasoio, acqua fredda, asciugamano, dopobarba. La finestra era sempre lì, il graffio sembrava svanito nel nulla, forse era davvero solo un riflesso; si spostò di nuovo nell'angolo di prima per trovarlo di nuovo, ma non ci riuscì: alzò un pò la testa, si curvò leggermente tenendo gli occhi alti per scorgere anche il minimo bagliore, si spostò più a destra, si inginocchiò sul tappeto impolverato e umido e procedette carponi sotto il lavandino guardando verso lo spigolo della finestra. Il graffio non c'era, avrebbe dovuto esserne contento ma qualcosa lo turbava. Ripose il rasoio sul piccolo scaffale adiacente il lavandino, non staccò gli occhi dalla finestra neanche per un secondo, così il rasoio cadde a terra e non lo raccolse nemmeno, tanto era impegnato a notare un piccolo buco molto vicino alla zona che avrebbe dovuto celare il graffio. Era un buco di termiti? Non c'erano molte cose in legno nel suo bagno ma questo non era certo un buon motivo per non preoccuparsene, magari avrebbe dovuto prendere una siringa di antitermiti e iniettarla nel buco, per poi ricoprirlo con un pò di stucco per legni per non far vedere il colore diverso dell'antitermiti; e poi fare aerare il locale prima di soggiornarvi. Perchè avrebbe dovuto soggiornare nel bagno? E perchè non riusciva a trovare quel dannato graffio?
La sua vista non era calata, neanche dopo tutte quelle ore al pc perse a cercare di scrivere quel cazzo di romanzo fantasy, erano sempre 10/10, nonostante la miopia. Forse era per gli occhiali! Sì, certo, come aveva fatto a non pensarci prima? Gli occhiali non erano pulitissimi, avrebbe visto meglio con le lenti a contatto: ne aveva un paio scadute da 3 mesi, ma le doveva mettere solo per cinque minuti, giusto il tempo di trovare quel bastardo e poi se le sarebbe tolte e sarebbe andato a lavorare. Già, a lavorare, si stava facendo tardi! Guardò la porta del bagno e il suo sguardo tornò a posarsi sulla finestra: "Con le lentine non ci vorrà certo più di cinque minuti per trovarlo, sarò in perfetto orario". Aprì l'armadietto a destra del lavandino e cominciò a cercare le lenti a contatto, spostò il flacone di acqua ossigenata, lanciò il piccolo rotolo di garza che aveva comprato per ogni evenienza ma che mai si era rivelato utile nel water, buttò due o tre vecchi asciugamani per terra fino a raggiungere un beautycase nero. Lo aprì: dentro c'era un piccolo profumo spray da uomo e un contenitore per lenti a contatto. Svitò i tappi e raccolse le due lentine semiprosciugate e provò a mettersele: bruciavano, e gli caddero a terra un paio di volte, prima di riuscire a ficcarsele negli occhi. Ora aveva le lenti a contatto, era senza maglietta e solo con un pantalone di una vecchia e sudicia tuta indosso, ed era tremendamente tardi.
Gli occhi gli lacrimavano, lui aspettava trepidante che le lacrime si asciugassero per permettergli di vedere perfettamente e scoprire il graffio sulla finestra... afferrò l'asciugamano vecchio che giaceva a terra e ci si asciugò frettolosamente gli occhi e, con le guance ancora umide di lacrime, poggiò le mani ai due lati della finestra e scrutò attentamente il legno della finestra per tutta la sua lunghezza. Le mattonelle cominciavano a inumidirsi del sudore delle sue stesse mani, ed era strano, perchè non gli sudavano mai le mani, e poi non trovava il graffio, doveva trovarlo!
Gli scivolò una mano dalla mattonella e perse l'equilibrio: per reggersi posò la destra sul rasoio che era caduto prima e si tagliò; l'altra mano era ancora premuta sul muro, a pochi metri c'era l'acqua ossigenata, la mano gli sanguinava. Si girò verso l'acqua ossigenata, era lontana, lontana, lontana, doveva interrompere il suo lavoro, e per oggi aveva avuto già abbastanza interruzioni, doveva prima finire quello che aveva cominciato, non poteva fermarsi.
Rialzò la mano dalla piccola pozzanghera rossa che si era formata sul pavimento scuro e la poggiò di nuovo sul muro: ciò gli provocò un forte dolore, sia per il freddo, sia per il forte formicolio che ormai gli straziava il palmo. La vista gli si annebbiò per un secondo, un secondo solo, e poi tornò a scrutare il legno. Gli piaceva il profumo del legno, ma quello non profumava neanche, e il legno graffiato non profuma, o sì? "Trova il graffio, così vediamo!". Era la soluzione, sì, per forza! Così gli avrebbe sicuramente detto anche sua madre, o il suo capo, o anche il capo di sua madre, se mai lo avesse avuto. Cercava disperatamente attorno alla maniglia qualche cenno di usura, anche un piccolo graffio o un buco come quello delle termiti; già, neanche quello trovava... eccolo! Ma il problema era il graffio, come diavolo aveva fatto a graffiare una finestra! E quanto la utilizzava, poi, quella finestra, e poi si tagliava sempre le unghie, non avrebbe mai potuto graffiarla con un'unghia spezzata o tagliata male. Le unghie le tagliava, lui.
Era quasi arrivato ad ispezionare con millimetrica cura tutto il lato sinistro quando uno squillo di telefonino gli fece perdere la concentrazione: era Eddie, forse voleva farlo scendere per andare al lavoro, bè avrebbe aspettato, tanto ci volevano cinque minuti, dieci al massimo per trovare quello stramaledetto graffio di merda.
Passarono alcuni minuti, forse più di cinque, e il telefono squillò di nuovo, stavolta a lungo. Cacciò un urlo stridulo, afferrò il cellulare e lo scaraventò contro la parete della doccia, frantumandola: il telefono non squillò più. Si curvò sulla parte inferiore della finestra, ora sporca di sangue, e prese ad esaminarla con maggiore attenzione, non c'era niente, solo macchie rosse. Il rasoio era ancora sul pavimento, assieme agli asciugamani sporchi, al tappeto umido e ai frammenti di vetro.
Ad un tratto sentì il rumore di qualcosa infilato nella serratura: Eddie aveva le sue chiavi! Una volta gli aveva prestato la casa per un appuntamento con una donna e allora probaiblmente si era fatto una copia... Ci avrebbe pensato dopo, bisognava trovare il buco, e alla svelta anche, Eddie stava entrando. La porta d'ingresso si aprì, Eddie entrò gridando: "Ma ti vuoi muovere? Sono già 20 minuti che aspetto! E quando ti deciderai a cambiare quel cellulare preistorico?! ... Ma dove sei, idiota?"
Passò davanti al bagno, si fermò.
"Cristo... ti sei tagliato!"
"Sì, non preoccuparti, non è niente, ho l'acqua ossigenata lì per terra e la garza da qualche parte, ho tutto il necessario, tra cinque minuti mi medico la ferita: ora devo trovare il graffio... anzi, vieni a darmi una mano anzichè stare lì a guardarmi!"
Eddie gli si avvicinò piuttosto incazzato e gli disse: "Ora ti dai una ripulita e vieni a lavorare, ma guarda che casino! E non ti sognare nemmeno di chiedermi una mano per mettere in ordine! Dai alzati cretino..." gli prese il braccio sinistro.
Si alzò di scatto e gli tirò un destro con la mano insanguinata, proprio sotto il mento: gli fece male -sia a lui che a Eddie- poi lo spinse violentemente a terra sui pezzi di vetro ferendolo. Raccolse la doccetta dalla vasca e cominciò a colpire violentemente la testa di Eddie, finchè non vide più alcuna reazione.
Si girò velocemente e tornò al suo lavoro: niente poteva distoglierlo ormai dal trovare il graffio, il graffio, il graffio.
Il graffio aveva spezzato la catena, lo aveva tirato fuori da quel vortice di routine che era costretto a vivere da tanto tempo: ora non era necessario riflettere, anzi, era proprio il riflettere che faceva parte della sua routine; non doveva più fermarsi e ragionare, guardare a quello che aveva fatto, che stava facendo e che avrebbe di lì a poco fatto. La catena si era spezzata, doveva trovare il graffio, nessun deja-vu, solo il graffio, almeno per ringraziarlo... trovare il graffio.
Provò ad aprire la finestra per cercarlo sulla superficie esterna, ma era incastrata. Gli lacrimavano di nuovo gli occhi, non per le lentine, stavolta piangeva, piangeva perchè non si apriva la finestra, a che serviva disperarsi per altro? La finestra non si apriva e c'era una soluzione, e lui la conosceva. La conosceva, prese la rincorsa. La conosceva, e si lanciò.


FINE

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